Rohlfs, nel suo Dizionario, tutte le parole che iniziano con B le inserisce insieme a quelle che inziano per V, e giustifica questa azione poichè la maggior parte delle parole che inziano per B hanno un equivalente in V e viceversa.
Es.
- Barca Varca
- Bucca Vucca
- Brazzu Vrazzu
Il fenomeno sotteso a questa duplice grafia ma con lo stesso significato è dovuto al betacismo; un fenomeno fonologico:
designa l'uso del grafema <b> in luogo di <v> (o <u>), e in generale una intercambiabilità di tali lettere, rilevabile nella tarda latinità, in particolare durante il passaggio dal latino alle lingue romanze. Il fenomeno non è solo grafico ma è indice di una confusione tra due suoni che in latino classico erano ben distinti. (Wikipedia)
Treccani riporta:
Dal greco: bētakusmós, all’incirca «il parlare usando il suono corrispondente alla lettera beta»
è il processo fonetico in cui un suono fricativo labio-dentale sonoro /v/ o vocale alta posteriore /u/ muta nel suono occlusivo bilabiale sonoro [b]. Più in generale, in diacronia, si riscontra la diffusa intercambiabilità di tali suoni nel parlato, e di lettere nello scritto, già nella tarda latinità, spec. nel passaggio dal latino alle lingue romanze. La scrittura quindi è la prova che la confusione tra i due suoni, ben distinti in latino classico, è avvenuta su larga scala. Già nel I secolo d.C. le scritte di Pompei riportano, ad es., baliat al posto del latino classico valeat, o berus al posto del latino classico verus.
Calabria, Catanzaro [ˈviu] «vedo» ~ [ˈvivu] «bere»
Anche il Nuovo manualetto di linguistica di Maurizio Dardano menziona il betacismo come caratteristica dei dialetti meridionali(p.267)
In alcuni dialetti si vede il fenomeno del betacismo nella coniugazione dei verbi che iniziano per "b" o per "v" quando accompagna da una negazione.
Ad esempio il verbo volere.
- Voliri
- Vogghjiu
- On Bogghjiu
Ad oggi non ho consultato alcun dizionario dialettale in cui sia stata scelta questa impostazione; da un lato perchè è consolidata la tradizione di avere le due lettere ben distinte come in italiano e dall'altro un dizionario calabrese riferito ad un solo paese molto probabilmente utilizzerà solo una delle due versione della parola (es.: o bucca o vucca).
Fonti:
Nuovo manualetto di linguistica di Maurizio Dardano
https://it.wikipedia.org/wiki/Betacismo
http://www.treccani.it/enciclopedia/betacismo_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/
Al di là dell'indiscutibile grandezza di Rohlfs, la scelta da lui operata, in questo caso, mi sembra (lo dico sommessamente, nel mio piccolo e da autodidatta) opinabile, se non discutibile. Se ci riferiamo alla 'lettera B' e alla 'lettera V' come iniziali di parole, la scelta di Rohlfs non è sostenibile per certe parlate: ad esempio, a Cirò e Cirò Marina diciamo solo varca (barca) e vàriva (barba), e non c'è mai confusione o cambiamento di iniziale. Allo stesso modo, barcunu sarà sempre l'italiano 'balcone', e mai si confonderà, nemmeno come sostantivo derivato, con la 'famiglia' della parola 'varca'. Nel mio ufficialmente ignoratissimo 'Repertorio lessicale della parlata di Cirò e della Marina' ho ritenuto di dover tenere conto di queste particolarità, e la scelta operativa mi è sembrata scontata. Chissà... Complimenti per l'impegno profuso nel Vs. blog.
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