sabato 24 febbraio 2018

Variazone delle consonanti occlusive sonore


Il fenomeno della Variazone delle consonanti occlusive sonore è quel fenomeno fonetico che pervade tutta la Calabria e non solo.






Una consonante occlusiva sonora è una consonante generata mediante il blocco completo del flusso d'aria a livello della bocca, della faringe o della glottide, e il rilascio rapido di questo blocco.



Le consonanti occlusive che seguono questo fenomeno sono la b/v la d , la g e la  f.
Si comportano in maniera diversa a seconda se si trovano in posizione postconsonantica (posizione forte) o in altre posizioni (posizione debole).



in posizione debole:
  • vuoto: vakanti
  • runda: cipiglio 
  • jamu: andiamo
in posizione forte:
  • è vuoto (est vacante): è bbacanti  (consonante alla fine della parola precedente)
  • svuotare: sbacantara
  • ki grunda!: che cipiglio!
  • on ghjamu


In Calabria questo fenomeno, specialmente al sud, si trova nella sua tipica forma.

Più a nord di Santa Severina (Crotone) cominciano a mostarsi eccezioni a questa variazione.
la consonante corrispettiva debole di g : γ (gamma) si presenta all'interno di parola aγustu, kjaγa mentre se si trova all'inizio scompare o viene sostituita da g: guccia, gaddina.
A Cosenza e dintorni poi questo fenomeno esistito in passato sta scomparendo in favore dell'italiano: la d occlusiva emerge anche in posizione debole: nidu anzichè l'antico niru, ride anzichè il desueto rire (Trumper 1980).

Anchenell'area di Catanzaro, mostra differenze a seconda che si trovi in posizione forte in cui abbiamo effettivamente il suono di una effe mentre in debole di  una fricativa sorda.
Posizione debole:
  • kahè,  Caffè
  • hilu,   Filo
  • u haj,  Lo fai

Posizione forte:
  • tri ffili,   Tre fili
  • mpilara,  ( con anche trasformaazione da nf->mp,) infilare
  • ki ffai,     Che fai
  • om para,  Non fare
Il paese di Miglierina fa eccezione e f invece di diventare h diventa una sibilante sorda; quindi:
  • sriddu anzichè friddu, freddo
  • srijire anzichè frijira, friggere


Di nuovo a Cosenza la f in posizione debole diventa v
  • u vuoku
  • a vurmica





Ulteriori studi sul consonantismo calabrese sono recuperabili da Falcone G., Calabria, Pisa, Pacini, 1976.

Fonti:
I dialetti italiani: Storia stuttura uso, UTET 2003 ristampa ISBN 88-02-05925-X, p.794

domenica 18 febbraio 2018

Lessico - Grecismi - Tracandali

Un 'interessante articolo del professore Paolo Martino analizza una serie di termini calabresi di origine greca ma non "bovesi", dell'area grecanica.

Nei dialetti calabresi si riscontrano numerosi grecismi: alcuni di origine magno-greca, alcuni grecismi naturalizzati in latino e grecismi bizantini che risulterebbero molto utili per fini sociolinguistici ovvero: per degli studi linguistici che mettono in relazione linguaggio e società.

 Paradossalmente il grecanico che è stato stigmatizzato nel secolo scorso perde gran parte del suo lessico di origine greca in favore di termini romanzi mentre invece i dialetti calabresi romanzi che erano già ricchi di termini greci fin dal XVI secolo hanno conservato tali parole.
Questo ha prodotto un gran numero di coppie allotropiche: per indicare un oggetto o un'azione il parlante può accedere sia al termine di origine greca che al termine latino.
Questo avrebbe portato a formare in molti dialetti un diasistema greco-romanzo con proprie strutture fonologiche, morfosintattiche e lessicali.

Prendiamo ad esempio la parola : Tracandàli o Tracandàle


Rohlfs nel suo Nuovo Dizionario dialettale della Calabria dà:

  • (Soverato) legno messo di traverso per chiudere la porta di una stalla
  • (Bocchigliero) tracannale: traversa dello strettoio
  • (Girifalco) Tracandale: uomo grosso e stupido
  • (Briatico, Piscopio; Palmi, Polistena, Roccella Jonica, Vocabolario dialettale reggino italiano  di Giovanni Malara, 1909, Saggio di un vocabolario Calabro italiano ad uso delle scuole di Lorenzo Galasso, 1924) uomo rozzo e stupido, babbeo, omaccione
  • (Caraffa del Bianco, Roccella Jonica) catandrali: uomo trasandato 
  • (Bocchigliero, Vocabolario Calabro-italiano di di Domenico De Cristo, 1897, Napoli)  tracandali, tracannale: uomo di grande statura


Il Dizionario dei dialetti della Calabria Meridionale del 2016 di Giuseppe Antonio Martino e Ettore Alvaro riporta sostanzialmente gli stessi significati ma con un numero di sinonimi estremamente ricco di cui lascio qua sotto un'immagine.






Invece ecco cosa dice per l'etimologia il Dizionario di Giovanni Battista Marzano:








Nel suo articolo Paolo Martino per quanto riguarda "Tracandali" chiarisce che la storia di questa parola non è mai stata ben chiarita.

Tra Catanzaro e Soverato, come abbiamo visto prima, si registra "Tracannale" con significato di "legno che chiude la stalla quando posto di traverso" mentre nella Calabria settentrionale assume il significato di: traversa dello strettoio.
La versione "Tracandale" è più o meno diffusa nei restanti dialetti calabresi che conservano l'uso di -nd- al posto di -nn- col significato di "uomo rozzo, stupido".
Studi lessicografici tra il 1990 ed il 2000 attestano l'uso anche nei dialetti del Poro (Vibonese) e a Sinopoli nell'Aspromonte settentrionale

Nel Dizionario Etimologico Italiano (DEI) di Carlo Battisti e Giovanni Alessio del 1975 assegnano come voce siciliana e calabrese tracandali, tracannali il significato primario di sbarra per chiudere la porta della stalla e traversa dello strettoio e il significato figurato di "uomo rozzo".
L'origine della parola sarebbe "canna" mentre tracandali sarebbe una forma ipercorretta nata successivamente. Il DEI quindi segue il filone dell'Etymologicum
Siculum
di Giuseppe Vinci (1759) in cui si parla di "canna" per intendere "cannarozzu" (gutturis canna in latino) da confrontare con l'italiano: tracannare.

Martino mette in dubbio che si parta sempre da un oggetto e da  quello si ricavi un senso metaforico e per questa parola propende per il contrario sia dimostrando i punti deboli delle proposte del DEI sia proponendo le motivazioni della sua nuova proposta.

A Rocella Jonica Rohlfs registra catandrali col significato di "uomo trasandato", termine usato anche nel resto dell'area reggina di cui sembra difficile ricondurlo ad un originale "tracannali" e sempre Rohlfs registra la parola "catandrali" sempre col significato di "uomo trasandato" che si trova anche nel bovese come: "traklandàri" col significato di "spilungone, pigro".
La parola è composta da: trak e andrarion. Traca è un avverbio calabrese che significa di "sbieco" e deriva dal verbo "tracchiari": "muoversi di sbieco" ma anche "tergiversare" mentre invece andrari è un termine spregiativo di origine greco-bizantina (simile al nostro suffisso -accio -maschiaccio-)

Fonti:
  • Paolo Martino, Calabro-grecismi non bovesi
  • Paolo Martino Dizionario dei dialetti della Calabria Meridionale, 2016 
  • Giovanni Battista Marzano, Dizionario etimologico del dialetto calabrese, 2006
  • Gerhard Rohlfs, Nuovo Dizionario dialettale della Calabria, 1996 (V ristampa)







sabato 10 febbraio 2018

Domani e Dopodopomani



Secondo Gerhard Rohlfs il latino cras soppravvive nel calabrese settentrionale come in Lucania, Campania e Salento mentre invece in Sicilia e nella Calabria meridionale si usa "Dumani" che invece deriva  dal latino volgare de mane: "di mattina".Il termine è diffuso in tutta Italia ed in Calabria è arrivato a causa dell'immigrazione settentrionale e della presenza francese.

Cras deriverebbe invece dalle radici avverbiali protoindoeuropee: *ḱa-, *ḱu- (“illuminare, bruciare). Confrontare il greco antico: καίω (kaíō), sanscrito: श्वस् (śvas) ed il persiano: سو (su, luce).


 Uno stralcio del film Craj del 2005 sulla musica popolare pugliese diretto da Davide Marengo. , (https://it.wikipedia.org/wiki/Craj )


 

Per dopodomani o posdomani  ritorna la dicotomia:  puscrai/piscrai al nord e podomani al sud.



In alcune aree della Calabria esistono poi anche parole per definire il giorno seguente a dopodomani ed il giorno ancora successivo (fenomeno tipico del meridione d'Italia).

1° giorno dopo dopodomani:

  • piscriddu, piscrai, piscriddə, pruschillu, pruscriddə
  • Spordomani, Spordomana
2° giorno dopo dopodomani:
  • piscrottu , piscrottə, priscuottu, piscruzzə /piscrociə /piscruocchiə /pruscruozzu
  • --

Fonte:

  •  Grammatica Storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Sintassi e formazione delle parole, p.264-265
  • Nuovo Dizionario dialettale della Calabria, LOngo Editore Ravenna quinta ristampa 1996, p.531 
  • Wikitionary: cras https://en.wiktionary.org/wiki/cras#Etymology  
  • Immagini prese dall'AIS (Atlante linguistico ed etnografico Italo-Svizzero)

sabato 3 febbraio 2018

Dialetti italiani - Storia Struttura Uso

Un recento imponente opera sui dialetti italiani è certamente: I dialetti italiani - Storia struttura e uso del 2002 (ristampa del 2003) coordinato da Cortelazzo, Marcato, De Balsi e Clivo edito da UTET.





Questa opera è divisa in tre parti:
  • La dialettologia
  • Profili regionali
  • Dialetto e società


Per i profili regionale la Calabria è a cura di Franco Fanciullo dell'Università di Torino e Rita Librandi dell'Università della Basilicata che scrivono 34 pagine sui dialetti calabresi.

Dialetti italiani - Calabria


Il capitolo dedicato alla Calabria è così suddiviso:
  • Le aree linguistiche della Calabria
  • Il consonantismo
  • Caratteri della grecità calabrese
    • Grecismi lessicali e sintattici
    • Greco bizantino e vocalismo tonico
  • Caratteri del lessico
  • Tra italiano e dialetto
  • Il volgare nella scrittura
    • Nodi geografici e attraversamenti delle origini
    • Prime testimonianze e scritture documentarie
    • I testi in caratteri greci
    • i testi letterari e di argomento religioso
  • La letteratura dialettale
    • Le prime testimonianze
    • Il dialetto per protesta
    • Il dialetto per gli affari e per la memoria
  • L'immagine di un popolo attraverso  il suo dialetto
    • La rappresentazione del calabrese
    • La percezione del dialetto
    • La rivalutazione linguistica e antropologica
  • Riferimenti bibliografici


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