Un 'interessante articolo del professore Paolo Martino analizza una serie di termini calabresi di origine greca ma non "bovesi", dell'area grecanica.
Nei dialetti calabresi si riscontrano numerosi grecismi: alcuni di origine magno-greca, alcuni grecismi naturalizzati in latino e grecismi bizantini che risulterebbero molto utili per fini sociolinguistici ovvero: per degli studi linguistici che mettono in relazione linguaggio e società.
Paradossalmente il grecanico che è stato stigmatizzato nel secolo scorso perde gran parte del suo lessico di origine greca in favore di termini romanzi mentre invece i dialetti calabresi romanzi che erano già ricchi di termini greci fin dal XVI secolo hanno conservato tali parole.
Questo ha prodotto un gran numero di coppie allotropiche: per indicare un oggetto o un'azione il parlante può accedere sia al termine di origine greca che al termine latino.
Questo avrebbe portato a formare in molti dialetti un diasistema greco-romanzo con proprie strutture fonologiche, morfosintattiche e lessicali.
Prendiamo ad esempio la parola :
Tracandàli o
Tracandàle
Rohlfs nel suo Nuovo Dizionario dialettale della Calabria dà:
- (Soverato) legno messo di traverso per chiudere la porta di una stalla
- (Bocchigliero) tracannale: traversa dello strettoio
- (Girifalco) Tracandale: uomo grosso e stupido
- (Briatico, Piscopio; Palmi, Polistena, Roccella Jonica, Vocabolario dialettale reggino italiano di Giovanni Malara, 1909, Saggio di un vocabolario Calabro italiano ad uso delle scuole di Lorenzo Galasso, 1924) uomo rozzo e stupido, babbeo, omaccione
- (Caraffa del Bianco, Roccella Jonica) catandrali: uomo trasandato
- (Bocchigliero, Vocabolario Calabro-italiano di di Domenico De Cristo, 1897, Napoli) tracandali, tracannale: uomo di grande statura
Il Dizionario dei dialetti della Calabria Meridionale del 2016 di Giuseppe Antonio Martino e Ettore Alvaro riporta sostanzialmente gli stessi significati ma con un numero di sinonimi estremamente ricco di cui lascio qua sotto un'immagine.
Invece ecco cosa dice per l'etimologia il Dizionario di Giovanni Battista Marzano:
Nel suo articolo Paolo Martino per quanto riguarda "Tracandali" chiarisce che la storia di questa parola non è mai stata ben chiarita.
Tra Catanzaro e Soverato, come abbiamo visto prima, si registra "Tracannale" con significato di "legno che chiude la stalla quando posto di traverso" mentre nella Calabria settentrionale assume il significato di: traversa dello strettoio.
La versione "Tracandale" è più o meno diffusa nei restanti dialetti calabresi che conservano l'uso di -nd- al posto di -nn- col significato di "uomo rozzo, stupido".
Studi lessicografici tra il 1990 ed il 2000 attestano l'uso anche nei dialetti del
Poro (Vibonese) e a Sinopoli nell'Aspromonte settentrionale
Nel Dizionario Etimologico Italiano (DEI) di Carlo Battisti e Giovanni Alessio del 1975 assegnano come voce siciliana e calabrese tracandali, tracannali il significato primario di sbarra per chiudere la porta della stalla e traversa dello strettoio e il significato figurato di "uomo rozzo".
L'origine della parola sarebbe "
canna" mentre tracandali sarebbe una forma ipercorretta nata successivamente. Il DEI quindi segue il filone dell'
Etymologicum
Siculum di Giuseppe Vinci (1759) in cui si parla di "canna" per intendere "cannarozzu" (gutturis canna in latino) da confrontare con l'italiano:
tracannare.
Martino mette in dubbio che si parta sempre da un oggetto e da quello si ricavi un senso metaforico e per questa parola propende per il contrario sia dimostrando i punti deboli delle proposte del DEI sia proponendo le motivazioni della sua nuova proposta.
A Rocella Jonica Rohlfs registra catandrali col significato di "uomo trasandato", termine usato anche nel resto dell'area reggina di cui sembra difficile ricondurlo ad un originale "tracannali" e sempre Rohlfs registra la parola "catandrali" sempre col significato di "uomo trasandato" che si trova anche nel
bovese come: "traklandàri" col significato di "spilungone, pigro".
La parola è composta da: trak e andrarion. Traca è un avverbio calabrese che significa di "sbieco" e deriva dal verbo "tracchiari": "muoversi di sbieco" ma anche "tergiversare" mentre invece andrari è un termine spregiativo di origine greco-bizantina (simile al nostro suffisso -accio -maschiaccio-)
Fonti:
- Paolo Martino, Calabro-grecismi non bovesi
- Paolo Martino Dizionario dei dialetti della Calabria Meridionale, 2016
- Giovanni Battista Marzano, Dizionario etimologico del dialetto calabrese, 2006
- Gerhard Rohlfs, Nuovo Dizionario dialettale della Calabria, 1996 (V ristampa)